martedì 9 maggio 2017

Giovanni Pascoli



LAVANDARE                                                  Parafrasi

Nel campo mezzo grigio e mezzo nero
resta un aratro senza buoi che pare
dimenticato, tra il vapor leggero.

E cadenzato dalla gora viene
lo sciabordare delle lavandare
con tonfi spessi e lunghe cantilene:

Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese!
quando partisti, come son rimasta!
come l’aratro in mezzo alla maggese.
Nel campo che è per metà arato per metà no
c’è un aratro senza buoi che sembra
dimenticato, in mezzo alla nebbia.

E scandito dalla riva del fiume si sente
il rumore delle lavandaie che lavano i panni,
sbattendoli, e lunghe cantilene:

Il vento soffia e ai rami cadono le foglie,
e tu non sei ancora tornato!
da quando sei partito sono rimasta
come un aratro abbandonato in mezzo al campo.


  1. CARATTERISTICHE FORMALI
a)     Versi: Due terzine di endecasillabi seguite da una quartina, anch’essa di endecasillabi.
b)      Rime: Nelle terzine le rime sono incatenate (aba cbc) e nella quartina alternate (dede) con rima imperfetta (frasca/rimasta), ci sono anche due rime interne (sciabordare – lavandare; dimenticato – cadenzato)
c)      Le figure di timbro sono: allitterazione in f/s in soffia frasca, alterazione in r (resta, pare),  onomatopea in sciabordare, parola che di per sé ha valore onomatopeico.
d)     Il lessico usato è semplice, nel titolo è presente addirittura un termine dialettale (lavandaie). La poesia è circolare perchè si inizia con l’aratro e si termina sempre con esso.
e)     Le figure retoriche sono: similitudine (come l’aratro in mezzo alla maggese) e metafora (nevica la frasca = le foglie cadono come neve dagli alberi) e una sinestesia (in “tonfi spessi”)

Dopo una lettura  attenta della poesia si può dire che è composta da percezioni sensoriali, con cui Pascoli ha creato una contrapposizione tra la prima strofa in cui si ha una percezione visiva, nella descrizione dell’aratro abbandonato in mezzo al campo, mentre nella seconda strofa si presenta una percezione uditiva, per via delle lavandaie che cantano, perciò si può dire che prima  mostra la solitudine dal lato visivo; nell’ultima strofa, sceglie di contrapporre il lato uditivo a quello visivo all’interno dello stesso verso, facendo sentire il soffio del vento e facendo vedere le foglie che cadono.
  1. INTENZIONE COMUNICATIVA
In questa poesia mentre il significato primario tratta di una grigia giornata delle lavandaie, che attendono il ritorno dell’uomo amato, il significato secondario allude all’incompletezza, all’infelicità dell’essere soli e all’impossibilità di rimanere tali (tutti hanno bisogno di una persona vicina).
Lo scenario è la campagna autunnale con i suoi tristi colori e con gli echi della fatica umana: su tale scenario il poeta proietta il suo stato d'animo, smarrito e malinconico. Gli oggetti quotidiani si caricano di significati particolari: l'immagine dell'aratro in mezzo al campo,immagine con cui si apre e si chiude la lirica,diviene SIMBOLO di abbandono e di tristezza. C'è nella poesia un senso di desolazione con cui il poeta esprime la pena del proprio cuore.
  1. PROBLEMATICHE AFFRONTATE
Possiamo dire che Pascoli in questa poesia affronta la problematica della solitudine e della speranza nell’attesa del ritorno di persone care, la cui attesa non è altro che una sofferenza.


X AGOSTO         

                                                                                     
San Lorenzo , io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.


Ritornava una rondine al tetto :
l'uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.


Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.


Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono ;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.


Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.


E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!              
































Parafrasi



San Lorenzo, io lo so perché un così gran numero
di stelle nell’aria serena
s’incendia e cade, perché un così gran pianto
risplende nel cielo.


Una rondine ritornava al suo nido:
l’uccisero: cadde tra rovi spinosi:
ella aveva un insetto nel becco:
la cena per i suoi rondinini.


Ora è là, morta, come se fosse in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e i suoi rondinini sono nell’ombra, che attendono,
e pigolano sempre più piano.


Anche un uomo tornava alla sua casa:
lo uccisero: disse: Perdono;
e nei suoi occhi sbarrati restò un grido:
portava con sé due bambole per le figlie...


Ora là, nella solitaria casa,
lo aspettano, aspettano invano:
egli, immobile, stupefatto mostra
le bambole al cielo lontano.



 
























 E tu cielo, dall’alto dei mondi 
  sereni, che sei infinito, immortale
inondi con un pianto di stelle
quest’atomo opaco del male! 




CARATTERISTICHE DOMINANTI DELLA POESIA:
COMPONIMENTO METRICO : La poesia è composta da sei quartine in cui si alternano decasillabi e novenari piani in rime alternata. (ABAB CDCD…)
FIGURE RETORICHE  : metonimia (il suo nido che pigola)e (al suo nido), similitudine (come in croce) personificazione del Cielo; parallelismo tra la rondine e il padre, anafora ( ora è la, ora è là; aspettano aspettano), 




INTENZIONE COMUNICATIVA
Questa poesia rievoca uno degli eventi più dolorosi della vita di Pascoli. Infatti il giorno di San Lorenzo, ovvero il 10 agosto Pascoli, ricorda la morte del padre assassinato mentre tornava a casa. Attraverso essa il poeta, infatti, vuole comunicare al lettore la sua tristezza per la mancanza del padre assassinato e la accentua mettendo a confronto una rondine abbattuta col cibo nel becco per i suoi rondinini e il padre che ritornava a casa portando due bambole alle figlie, in modo tale da sottolineare l’ingiustizia e il male che prevalgono su questa terra .
Il nido e la casa, per di più svolgono il ruolo di metafora degli unici rapporti d'amore possibili in un mondo d'insidie e di contrasti.
A partecipare a questa tragica situazione vi è, non solo Pascoli in persona, ma anche il Cielo che con, appunto, la notte di San Lorenzo famosa per il fenomeno delle stelle cadenti, raffigura il pianto.
Successivamente la figura del cielo si contrappone a quella della terra. Il cielo è infinito, immortale, immenso, mentre la terra non è altro che un piccolo atomo di dolore.
In conclusione, secondo Pascoli, il cielo di fronte a questo triste fatto invade la terra con un pianto di stelle.
Emergono in questa poesia i tre grandi temi di Pascoli su cui, incentrava la sua poesia: il simbolo del nido, la sofferenza e il mistero del male.

Il nido che intendeva Pascoli era il nucleo familiare, la protezione dei conoscenti più stretti dove ogni uomo può rifugiarsi. Nella poesia il nido è evidenziato bene perché, oltre al padre che tornava alla propria casa, c’è un paragone con una rondine che torna al suo “nido” ; ma entrambi sono aspettati invano dai familiari. Subentra in questo tema, anche l’amore familiare, la tenerezza e la gioia di un padre che torna a casa con doni, ma per Pascoli, quella sera, c'è stata una mancanza, una delusione, che si riflette sul suo senso di giustizia e nel mistero del male. 






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