martedì 21 febbraio 2017

verismo




A questo link il video di sintesi sul Verismo

https://drive.google.com/open?id=0B3J1Dqg6WbtKSGhHRzlTeEtzMWM


Audiolettura della novella "La roba"






  

Audiolettura della novella Rosso Malpelo





Schema della novella
La novella è divisa in otto sequenze ognuna delle quali assolve ad una funzione precisa nel delineare l'analisi della situazione esistenziale ed il dramma del protagonista. Ecco gli elementi caratterizzanti di queste otto sequenze.

  1.  Il perché del nome Malpelo- Ritratto del protagonista- Emarginazione e isolamento in famiglia e nella cava-adattamento di Malpelo alla sua condizione. 
  2.   Il padre Mastro Misciu e la sua tragica morte accanto al figlio- le drammatiche reazioni di Malpelo al crollo in miniera- il suo disperato scavare con le mani...
  3.  Trasformazione del carattere di Malpelo dopo la disgrazia - foga nel lavoro - incupirsi del suo carattere-crudeltà verso i giovani compagni di fatica-
  4.   Il personaggio di Ranocchio - duplice atteggiamento di Malpelo nei suoi confronti - disadattamento di Ranocchio al lavoro nella cava - Malpelo lo aiuta e si dimostra più forte di lui, più adatto a quel tipo di vita terribile in  miniera ).
  5.   Rievocazione dolorosa. Ritrovamento del cadavere di Mastro Misciu - nuovo trauma del protagonista - gli abiti, le scarpe e gli attrezzi del padre sono usati da Malpelo, che si riappropria definitivamente dell'identità del padre.
  6.    L'asino grigio è buttato nella sciara - Malpelo e Ranocchio vanno ad osservare i suoi resti spolpati - la morte come unica possibilità di sottrarsi alla sofferenza-
  7.  Malattia e morte di Ranocchio - Malpelo gli sta accanto e si augura una sua breve sofferenza.
  8.   La morte in miniera di Malpelo - come quella del padre - il suo fantasma riappare talvolta nella cava con la stessa fisionomia terribile di quello del padre.




venerdì 10 febbraio 2017

Leopardi - Il sabato del villaggio

Appunti

Il sabato del villaggio di Leopardi viene composto nel mese di settembre del 1829. Il componimento è unacanzone libera in endecasillabi e settenari, raggruppati in quattro strofe di lunghezza differente. La lirica è divisa in due parti asimmetriche.

Contenuto
 Parte prima: il paesaggio del “Sabato del villaggio”

Nella
 prima parte del Sabato del villaggio (vv.1-37) viene descritta una scena di vita quotidiana in un paese, nell'atmosfera serale di un sabato primaverile, quando gli abitanti si preparano con ansia al giorno di festa. La descrizione si concentra su alcune figure esemplari: innanzitutto, la "donzelletta", che porta in mano un mazzo di rose e viole e rappresenta la giovinezza. C'è poi la "vecchierella" che, contemplando la fine del giorno, ricorda il "suo buon tempo" (v. 11), cioè la sua giovinezza, creando così un legame tra fine del giorno e vita umana; i "fanciulli", rappresentano l'infanzia lieta e spensierata. Infine troviamo i lavoratori, il contadino e falegname, cui Leopardi affida (vv. 28-37) altrettanti piccoli quadri delle loro attività quotidiane.

Seconda parte: la riflessione di Leopardi
 Nella seconda parte del Sabato del villaggio (vv. 38-51) il poeta riflette sul significato dell'attesa della festa: il piacere, che ognuno degli abitanti si aspetta, non giungerà mai, ma permarranno la noia e la tristezza dell’esistenza umana (“diman tristezza e noia | recheran l’ore” vv. 40-41) . La riflessione si estende poi anche alla vita: la giovinezza è un periodo felice, perché si attende con ansia e gioia l'entrata nell'età adulta, come quando il sabato ci si prepara per il giorno di festa; tuttavia il passaggio di età non porterà gioia, ma si rivelerà doloroso e privo di piacere.
La poesia si conclude allora con un'apostrofe a un "garzoncello scherzoso" (v. 43), un fanciullo ancora ignaro della dura legge della realtà umana: "Godi, fanciullo mio; stato soave, stagion lieta è cotesta. Altro dirti non vo'…" (vv. 48-50). È un invito esplicito al "garzoncello" (simbolo dell'ingenuità umana e dell’inconsapevolezza di ogni fanciullo) a non desiderare di affrettare la crescita nell'ansia di diventare adulto. In questo componimento infatti il piacere è considerato da Leopardi come l'attesa di un benessere futuro, che, una volta raggiunto, si rivela vuoto e illusorio.

mercoledì 8 febbraio 2017

Grammatica: esercizi per venerdì 10

 Copia i periodi sul quaderno (oppure stampa e incolla), poi analizzali e infine trascrivili trasformando le frasi implicite in esplicite. Il primo esercizio è facilitato

Nei seguenti periodi trasforma le proposizioni implicite, scritte in corsivo, in proposizioni esplicite.

1.           Giunto a casa, indossò il pigiama e si infilò a letto.
2.           Pur potendo fuggire, rimase fino alla morte.
3.           Il candidato fu invitato a presentarsi sulla scena.
4.           Credendo di fare del bene, intervenne sul luogo dell'incidente, ma combinò solo guai.
5.           La guida gli ordinò di fermarsi, perché le lampade andavano esaurendosi.
6.           Nel portare il compito alla cattedra, Luisa passò accanto a Michele e gli sorrise.
7.           Estratto l'ultimo biglietto della lotteria, la gente si alzò delusa ed uscì dalla sala.
8.           Risolto questo problema, il compito sarà finito.
9.           C'è un signore all'incrocio che, nonostante le prove contrarie, continua a sostenere di avere ragione e di non essere passato con il rosso.



Trasforma le proposizioni implicite in esplicite
 1)Alzò la mano per essere interrogato poiché si sentiva preparato
2)Dato che ero in ritardo, ho corso tanto da non poter parlare 
3)Avendo detto una bugia, fu punito dai genitori e dovette riordinare tutta la libreria
4)Chiamami prima di uscire dal lavoro  perché voglio venire con te
5)Speriamo di partire presto e di arrivare prima di sera
8)quando torno dalla guerra, fu premiato per aver compiuto un atto di eroismo 
9)visto che era un maleducato, non capì di averlo offeso a morte con le sue parole 
10)marco era felice, perché era stato assolto per non aver commesso il fatto 
11)Dopo aver fatto i compiti potrai uscire
12)Detto questo andò via per non dare troppo fastidio
13)Partì avendo salutato tutti


venerdì 3 febbraio 2017

Ermetismo e Ungaretti

La poesia ermetica fu così chiamata nel 1936 dal critico letterario F. Flora il quale utilizzando l'aggettivo ermetico volle definire un tipo di poesia caratterizzata da un linguaggio difficile , ambiguo e misterioso. 

Gli ermetici con i loro versi non raccontano , non descrivono , non spiegano , ma fissano sulla pagina dei frammenti di verità a cui sono prevenuti in momenti di grazia , attraverso la rivelazione poetica e non con l' influenza della ragione . I loro testi sono composti da poche parole , che hanno un'intensa carica simbolica. 

Gli ermetici si sentono lontani dalla vita sociale , l'esperienza della prima guerra mondiale e del periodo fascista li ha condannati ad una grande solitudine morale, la quale li confina in una ricerca poetica riservata a pochi e priva di impegno sul campo politico. 

La poesia ermetica si distingue per l'uso evocativo della parola, dell'analogia. 

I temi ricorrenti si possono riassumere in a) ricerca del significato della vita attraverso l'indagine interiore della propria esistenza b) portare alla luce frammenti di esistenza, di vita e di natura c) visione non ottimista della vita stessa attraversata dal "male di vivere", quindi poesia ad alto contenuto filosofico. 

Sono considerati ermetici Montale, Quasimodo, Saba, mentre Ungaretti è generalmente indicato come il caposcuola dell'Ermetismo.


LA VITA DI UNGARETTI
Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandria d'Egitto nel 1888, dove la sua famiglia di origine toscana, precisamente di Lucca, si era trasferita per ragioni di lavoro. Suo padre, che lavorava come operaio alla costruzione del canale di Suez, muore in un incidente; è così la madre che riesce a mandare avanti la famiglia grazie ai guadagni di un negozio della periferia di Alessandria. Ungaretti ,dopo aver terminato gli studi nelle scuole egiziane, a ventiquattro anni li perfeziona per due anni a Parigi , dove conobbe i rappresentanti più significativi del Futurismo.Acceso sostenitore dell'interventismo, nel 1914 mentre si trova in Versilia, viene richiamato alle armi come fante . E' in questo periodo che Ungaretti scrive le sue poesie più belle. Alla fine della guerra ritorna a Parigi dove si sposa; dal 1936 al 1942 insegna letteratura italiana all'Università di S. Paolo in Brasile. In questo periodo muore suo figlio Antonello di 9 anni . Nel 1948 ricopre la cattedra di letteratura all'Università di Roma fino al 1958. Muore a Milano all'età di settantadue anni nel 1970. Tra le sue opere più importanti vanno citate: Il porto sepolto, l'Allegria, Il sentimento del tempo, Il dolore, La terra promessa e Il taccuino del vecchio. Oggi è' considerato uno dei più importanti poeti della poesia ermetica.

Analisi delle poesie di Ungaretti
Le poesie di Ungaretti, sono molto diverse da quelle degli altri poeti. Esse, infatti, sono molto brevi, a volte composte da una sola frase, mancano di punteggiatura ed è molto importante il titolo. 

  • Poesie brevi: le poesie di Ungaretti sono brevi; infatti l’autore è un poeta ermetico. Questa forma letteraria, difatti, dà poca importanza alla lunghezza della poesia, esaltando invece le emozioni forti, a volte molto evidenti, a volte nascoste. 
  • Mancanza della punteggiatura:la mancanza della punteggiatura dà alla poesia un senso di dolore. Infatti, le poesie di Ungaretti sono molto tristi, essendo ispirate dalla Prima Guerra Mondiale. Anche gli spazi tra una strofa e l’altra sono importanti: danno alla poesia un ritmo simile ad un singhiozzo. 
  • L’importanza del titolo: il titolo, nelle poesie ermetiche, è molto importante. In esse, infatti, è racchiuso tutto il significato della poesia, e, a volte, ne è racchiusa la morale.


 




Poesia "Fratelli" di G.Ungaretti
Parafrasi
Fratelli, a quale reggimento appartenete?
La parola fratelli trema nella notte, come una foglia appena nata.
Nell’aria della notte, lacerata da scoppi e lamenti, c’è un’involontaria rivolta dell’uomo, consapevole della propria fragilità.


Spiegazione e commento
La guerra nel Carso è fonte di grande ispirazione per Ungaretti, il quale scrive in trincea diverse poesie, prima apparse sulla rivista «Lacerba» nel 1915 e poi pubblicate, nel dicembre 1916, nella raccolta Il porto sepolto: il diario dal fronte. A queste poesie se ne aggiungono altre, confluite prima nella raccolta Allegria di naufragi del 1919, poi nell’edizione dell’Allegria del 1931 e, con altre varianti, in quella definitiva del 1942.

I soldati, avendo sempre davanti ai propri occhi immagini di morte, sono ben consapevoli di quanto siano fragili, tuttavia riescono anche a comprendere che la caducità è una caratteristica peculiare dell’intera condizione umana e accomuna tutti gli uomini in un sentimento di dolorosa fraternità. Gli uomini prendono coscienza di ciò e desiderano ribellarsi all’orrore della guerra attraverso un’”involontaria rivolta” che possa permettere loro di tornare gradualmente alla vita.

Genere: Poesia lirica
Forma metrica: versi liberi 
Figure retoriche:
Analogie: vv. 3-4: “Parola tremante/ nella notte”; v. 5: “Foglia appena nata”; vv. 6-9;
Enjambements: vv. 1-2; vv. 3-4; vv. 6-7; vv. 7-8; vv. 8-9;
Metafora: “v. 6: aria spasimante”.


Poesia "San Martino del Carso" di G.Ungaretti
Parafrasi
Sono rimasti soltanto alcuni pezzi di muro di queste case; non è rimasto neppure questo dei tanti che contraccambiavano il mio affetto. Ma nel mio cuore non manca nessun ricordo: è proprio il mio cuore il posto più lacerato e addolorato.

                                   Spiegazione e commento
San Martino del Carso tratta degli effetti devastanti della guerra, che non risparmia nulla, dello strazio che la morte porta nel mondo e nel cuore del poeta. All’inizio prevale l’immagine della distruzione del paese, ormai fatto solo di macerie di rovine; poi, il poeta si focalizza maggiormente sul proprio stato d’animo:Ungaretti, come gli è tipico, trova una forte analogia tra le immagini del mondo esterno e il sentimento interiore del suo cuore. La condizione del paese devastato è, infatti, del tutto analoga a quella del cuore del poeta, come confermano i due versi finali. Il ricordo degli amici scomparsi è presente e vivo nel cuore del poeta e vi rimarrà per sempre: ciò che rimane in mezzo a tanta distruzione senza speranza è proprio il cuore del poeta e il suo dolore, che ha il potere di redimere quell’ umanità che sembrava perduta, di ricostruire nel cuore addirittura un “paese”, quel paese che sembrava irrimediabilmente distrutto. Il fatto che degli amici deceduti non sia rimasto nulla, neanche un “brandello”, è indice di una devastazione ancor più totale e profonda di quella del paese.

La lirica è essenziale e priva di punteggiatura, per isolare ed esaltare le singole parole; si basa tutta su una serie di contrapposizioni: di San Martino resta qualche brandello di muro, dei morti cari allo scrittore non resta nulla; San Martino è un paese straziato, più straziato è il cuore del poeta.
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: quattro strofe diseguali di versi liberi 
Figure retoriche:
Metafore: “qualche brandello di muro” (v. 4); “nessuna croce manca” (v. 10); 
Analogia: “è il mio cuore il paese più straziato” (v. 12);