venerdì 10 febbraio 2017

Leopardi - Il sabato del villaggio

Appunti

Il sabato del villaggio di Leopardi viene composto nel mese di settembre del 1829. Il componimento è unacanzone libera in endecasillabi e settenari, raggruppati in quattro strofe di lunghezza differente. La lirica è divisa in due parti asimmetriche.

Contenuto
 Parte prima: il paesaggio del “Sabato del villaggio”

Nella
 prima parte del Sabato del villaggio (vv.1-37) viene descritta una scena di vita quotidiana in un paese, nell'atmosfera serale di un sabato primaverile, quando gli abitanti si preparano con ansia al giorno di festa. La descrizione si concentra su alcune figure esemplari: innanzitutto, la "donzelletta", che porta in mano un mazzo di rose e viole e rappresenta la giovinezza. C'è poi la "vecchierella" che, contemplando la fine del giorno, ricorda il "suo buon tempo" (v. 11), cioè la sua giovinezza, creando così un legame tra fine del giorno e vita umana; i "fanciulli", rappresentano l'infanzia lieta e spensierata. Infine troviamo i lavoratori, il contadino e falegname, cui Leopardi affida (vv. 28-37) altrettanti piccoli quadri delle loro attività quotidiane.

Seconda parte: la riflessione di Leopardi
 Nella seconda parte del Sabato del villaggio (vv. 38-51) il poeta riflette sul significato dell'attesa della festa: il piacere, che ognuno degli abitanti si aspetta, non giungerà mai, ma permarranno la noia e la tristezza dell’esistenza umana (“diman tristezza e noia | recheran l’ore” vv. 40-41) . La riflessione si estende poi anche alla vita: la giovinezza è un periodo felice, perché si attende con ansia e gioia l'entrata nell'età adulta, come quando il sabato ci si prepara per il giorno di festa; tuttavia il passaggio di età non porterà gioia, ma si rivelerà doloroso e privo di piacere.
La poesia si conclude allora con un'apostrofe a un "garzoncello scherzoso" (v. 43), un fanciullo ancora ignaro della dura legge della realtà umana: "Godi, fanciullo mio; stato soave, stagion lieta è cotesta. Altro dirti non vo'…" (vv. 48-50). È un invito esplicito al "garzoncello" (simbolo dell'ingenuità umana e dell’inconsapevolezza di ogni fanciullo) a non desiderare di affrettare la crescita nell'ansia di diventare adulto. In questo componimento infatti il piacere è considerato da Leopardi come l'attesa di un benessere futuro, che, una volta raggiunto, si rivela vuoto e illusorio.

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