venerdì 3 febbraio 2017

Ermetismo e Ungaretti

La poesia ermetica fu così chiamata nel 1936 dal critico letterario F. Flora il quale utilizzando l'aggettivo ermetico volle definire un tipo di poesia caratterizzata da un linguaggio difficile , ambiguo e misterioso. 

Gli ermetici con i loro versi non raccontano , non descrivono , non spiegano , ma fissano sulla pagina dei frammenti di verità a cui sono prevenuti in momenti di grazia , attraverso la rivelazione poetica e non con l' influenza della ragione . I loro testi sono composti da poche parole , che hanno un'intensa carica simbolica. 

Gli ermetici si sentono lontani dalla vita sociale , l'esperienza della prima guerra mondiale e del periodo fascista li ha condannati ad una grande solitudine morale, la quale li confina in una ricerca poetica riservata a pochi e priva di impegno sul campo politico. 

La poesia ermetica si distingue per l'uso evocativo della parola, dell'analogia. 

I temi ricorrenti si possono riassumere in a) ricerca del significato della vita attraverso l'indagine interiore della propria esistenza b) portare alla luce frammenti di esistenza, di vita e di natura c) visione non ottimista della vita stessa attraversata dal "male di vivere", quindi poesia ad alto contenuto filosofico. 

Sono considerati ermetici Montale, Quasimodo, Saba, mentre Ungaretti è generalmente indicato come il caposcuola dell'Ermetismo.


LA VITA DI UNGARETTI
Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandria d'Egitto nel 1888, dove la sua famiglia di origine toscana, precisamente di Lucca, si era trasferita per ragioni di lavoro. Suo padre, che lavorava come operaio alla costruzione del canale di Suez, muore in un incidente; è così la madre che riesce a mandare avanti la famiglia grazie ai guadagni di un negozio della periferia di Alessandria. Ungaretti ,dopo aver terminato gli studi nelle scuole egiziane, a ventiquattro anni li perfeziona per due anni a Parigi , dove conobbe i rappresentanti più significativi del Futurismo.Acceso sostenitore dell'interventismo, nel 1914 mentre si trova in Versilia, viene richiamato alle armi come fante . E' in questo periodo che Ungaretti scrive le sue poesie più belle. Alla fine della guerra ritorna a Parigi dove si sposa; dal 1936 al 1942 insegna letteratura italiana all'Università di S. Paolo in Brasile. In questo periodo muore suo figlio Antonello di 9 anni . Nel 1948 ricopre la cattedra di letteratura all'Università di Roma fino al 1958. Muore a Milano all'età di settantadue anni nel 1970. Tra le sue opere più importanti vanno citate: Il porto sepolto, l'Allegria, Il sentimento del tempo, Il dolore, La terra promessa e Il taccuino del vecchio. Oggi è' considerato uno dei più importanti poeti della poesia ermetica.

Analisi delle poesie di Ungaretti
Le poesie di Ungaretti, sono molto diverse da quelle degli altri poeti. Esse, infatti, sono molto brevi, a volte composte da una sola frase, mancano di punteggiatura ed è molto importante il titolo. 

  • Poesie brevi: le poesie di Ungaretti sono brevi; infatti l’autore è un poeta ermetico. Questa forma letteraria, difatti, dà poca importanza alla lunghezza della poesia, esaltando invece le emozioni forti, a volte molto evidenti, a volte nascoste. 
  • Mancanza della punteggiatura:la mancanza della punteggiatura dà alla poesia un senso di dolore. Infatti, le poesie di Ungaretti sono molto tristi, essendo ispirate dalla Prima Guerra Mondiale. Anche gli spazi tra una strofa e l’altra sono importanti: danno alla poesia un ritmo simile ad un singhiozzo. 
  • L’importanza del titolo: il titolo, nelle poesie ermetiche, è molto importante. In esse, infatti, è racchiuso tutto il significato della poesia, e, a volte, ne è racchiusa la morale.


 




Poesia "Fratelli" di G.Ungaretti
Parafrasi
Fratelli, a quale reggimento appartenete?
La parola fratelli trema nella notte, come una foglia appena nata.
Nell’aria della notte, lacerata da scoppi e lamenti, c’è un’involontaria rivolta dell’uomo, consapevole della propria fragilità.


Spiegazione e commento
La guerra nel Carso è fonte di grande ispirazione per Ungaretti, il quale scrive in trincea diverse poesie, prima apparse sulla rivista «Lacerba» nel 1915 e poi pubblicate, nel dicembre 1916, nella raccolta Il porto sepolto: il diario dal fronte. A queste poesie se ne aggiungono altre, confluite prima nella raccolta Allegria di naufragi del 1919, poi nell’edizione dell’Allegria del 1931 e, con altre varianti, in quella definitiva del 1942.

I soldati, avendo sempre davanti ai propri occhi immagini di morte, sono ben consapevoli di quanto siano fragili, tuttavia riescono anche a comprendere che la caducità è una caratteristica peculiare dell’intera condizione umana e accomuna tutti gli uomini in un sentimento di dolorosa fraternità. Gli uomini prendono coscienza di ciò e desiderano ribellarsi all’orrore della guerra attraverso un’”involontaria rivolta” che possa permettere loro di tornare gradualmente alla vita.

Genere: Poesia lirica
Forma metrica: versi liberi 
Figure retoriche:
Analogie: vv. 3-4: “Parola tremante/ nella notte”; v. 5: “Foglia appena nata”; vv. 6-9;
Enjambements: vv. 1-2; vv. 3-4; vv. 6-7; vv. 7-8; vv. 8-9;
Metafora: “v. 6: aria spasimante”.


Poesia "San Martino del Carso" di G.Ungaretti
Parafrasi
Sono rimasti soltanto alcuni pezzi di muro di queste case; non è rimasto neppure questo dei tanti che contraccambiavano il mio affetto. Ma nel mio cuore non manca nessun ricordo: è proprio il mio cuore il posto più lacerato e addolorato.

                                   Spiegazione e commento
San Martino del Carso tratta degli effetti devastanti della guerra, che non risparmia nulla, dello strazio che la morte porta nel mondo e nel cuore del poeta. All’inizio prevale l’immagine della distruzione del paese, ormai fatto solo di macerie di rovine; poi, il poeta si focalizza maggiormente sul proprio stato d’animo:Ungaretti, come gli è tipico, trova una forte analogia tra le immagini del mondo esterno e il sentimento interiore del suo cuore. La condizione del paese devastato è, infatti, del tutto analoga a quella del cuore del poeta, come confermano i due versi finali. Il ricordo degli amici scomparsi è presente e vivo nel cuore del poeta e vi rimarrà per sempre: ciò che rimane in mezzo a tanta distruzione senza speranza è proprio il cuore del poeta e il suo dolore, che ha il potere di redimere quell’ umanità che sembrava perduta, di ricostruire nel cuore addirittura un “paese”, quel paese che sembrava irrimediabilmente distrutto. Il fatto che degli amici deceduti non sia rimasto nulla, neanche un “brandello”, è indice di una devastazione ancor più totale e profonda di quella del paese.

La lirica è essenziale e priva di punteggiatura, per isolare ed esaltare le singole parole; si basa tutta su una serie di contrapposizioni: di San Martino resta qualche brandello di muro, dei morti cari allo scrittore non resta nulla; San Martino è un paese straziato, più straziato è il cuore del poeta.
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: quattro strofe diseguali di versi liberi 
Figure retoriche:
Metafore: “qualche brandello di muro” (v. 4); “nessuna croce manca” (v. 10); 
Analogia: “è il mio cuore il paese più straziato” (v. 12);

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